Il “funzionamento” e la competitività delle città ai nostri giorni non dipendono solo dalle infrastrutture materiali (“capitale fisico”), ma anche, e sempre di più, dalla disponibilità e dalla qualità delle infrastrutture dedicate alla comunicazione (ICT) ed alla partecipazione sociale (“capitale intellettuale e sociale”). Il concetto di “smart city” individua l’insieme organico dei fattori di sviluppo di una città mettendo in risalto l’importanza del “capitale sociale” di cui ogni ambito urbano è dotato. Non si tratta quindi di fermarsi al concetto di “città intelligente” intesa come “città digitale”, ma di fare un passo in avanti. E la stessa Unione Europea ha dedicato un impegno costante per elaborare una strategia per raggiungere una crescita urbana “intelligente” per le sue città metropolitane.
Una città può essere vista come “smart city” se gestisce in modo intelligente (smart, appunto) le attività economiche, la mobilità, le risorse ambientali, le relazioni tra le persone, le politiche dell’abitare ed il suo stesso modello di amministrazione. In altre parole, una città può essere definita come “smart” quando gli investimenti in capitale umano e sociale e nelle infrastrutture tradizionali (mobilità e trasporti) e moderne (ICT) alimentano uno sviluppo economico sostenibile ed una elevata qualità della vita, con una gestione saggia delle risorse naturali, attraverso un metodo di governo partecipativo.
Cosa serve per definire “Smart” una città
Approfondiamo alcuni aspetti delle smart city, ponendoci sotto diversi punti di vista.
Dal punto di vista infrastrutturale, è importante che le risorse disponibili siano utilizzate “in rete” per migliorare l’efficienza economica e politica e consentire lo sviluppo sociale, culturale e urbano. Il termine infrastruttura ricomprende in senso lato la disponibilità e la fornitura di servizi per i cittadini e le imprese, facendo ampio uso delle tecnologie di informazione e comunicazione (telefonia fissa e mobile, reti informatiche, ecc.), evidenziando l’importanza della connettività come importante fattore di sviluppo.
Dal punto di vista economico, una città è considerata “smart” se approfitta dei vantaggi derivanti dalle opportunità offerte dalle tecnologie ICT per aumentare la prosperità locale e la competitività. Si ragiona quindi sulla creazione di città aventi caratteristiche tali da attrarre nuove imprese, aspetto a sua volta associato alla pianificazione territoriale ed economica della regione di appartenenza.
Dal punto di vista sociale, si evidenzia il ruolo del capitale umano e relazionale nello sviluppo urbano. In quest’ottica, una smart city è una città la cui la comunità ha imparato ad apprendere, adattarsi e innovare, con particolare attenzione al conseguimento dell’inclusione sociale dei residenti ed alla partecipazione dei cittadini nella pianificazione urbanistica e territoriale. Diventano quindi fondamentali iniziative come la progettazione partecipata e la consultazione on-line, per consentire ai cittadini di percepire una reale democrazia in relazione alle decisioni che li coinvolgono. E non vanno inoltre tralasciate iniziative di miglioramento della gestione della città stessa, come ad esempio i piani dei tempi e degli orari.
Dal punto di vista ambientale, emerge l’esigenza della sostenibilità, aspetto molto importante in un mondo dove le risorse sono scarse e dove le città basano sempre più il loro sviluppo anche sulla disponibilità delle risorse turistiche e naturali. In una smart city, in particolare, il loro “sfruttamento” deve garantire l’uso sicuro e rinnovabile del patrimonio naturale. Anche con iniziative tese a ridurre le emissioni di sostanze inquinanti e di gas serra, come l’erogazione di incentivi economici per chi si reca al lavoro in bicicletta (spostamenti in itinere).
Dal punto di vista tecnologico, riporto alcuni esempi concreti delle tecnologie di cui può dotarsi una Smart City. Tipicamente, si pensa ad una rete di sensori o altri strumenti di rilievo in grado di misurare diversi parametri per una gestione efficiente della città, con dati forniti in modalità wireless e in tempo reale ai cittadini o alle autorità competenti. E’ così possibile per le amministrazioni, ad esempio, ottimizzare l’irrigazione dei parchi o l’illuminazione delle strade, o ancora monitorare la concentrazione di inquinamento in ogni via della città, ottenendo anche allarmi automatici quando il livello supera una certa soglia. Ed ancora: si va dal rilievo delle perdite nella rete idrica alla mappatura del rumore, all’invio di avvisi automatici da parte dei cassonetti della spazzatura quando sono quasi pieni per ottimizzare le operazioni di raccolta.
Nel campo del traffico stradale si può intervenire sui cicli semaforici per gestire la circolazione delle automobili in modo dinamico. Allo stesso modo, i guidatori possono ottenere informazioni in tempo reale per trovare rapidamente un parcheggio, risparmiando tempo e carburante e contribuendo alla riduzione della congestione stradale. Per il trasporto pubblico, sono da tempo disponibili (anche tramite app come Moovit) sistemi di monitoraggio e di avviso in tempo reale dei passaggi degli autobus alle fermate. Si tratta di tecnologie peraltro già in uso in molte delle nostre città, che aiutano molto i cittadini (ed i Comuni) nella gestione della vita quotidiana. E non solo la mobilità “ordinaria” delle grandi città può diventare intelligente, ma si può lavorare anche su questioni come logistica urbana e distribuzione delle merci, fino ad arrivare ad una situazione limite come il trasporto “smart” di merci pericolose in città. Ma occorre partire quantomeno da una attenzione adeguata alla semplice sicurezza dei pedoni. E passare, subito dopo, alla definizione di un adeguato piano della mobilità ciclistica (come il Biciplan di Bologna), per il miglioramento della mobilità cittadina.
Dal punto di vista della sicurezza, è fondamentale predisporre piani di emergenza comunali specifici per il territorio in questione, con riferimento alle situazioni più a rischio (frane, alluvioni, terremoti, ecc.) ed informare la popolazione sulle misure di emergenza più importanti, supportando ad esempio le strutture più complesse nella preparazione delle prove di evacuazione o illustrando ai cittadini (nelle scuole o nelle aziende) come comportarsi in caso di terremoti.
Una Smart City, tra le altre cose, coinvolge i cittadini in modo proattivo, consentendo di intervenire per aiutare i Comuni a risolvere i problemi. Non mi riferisco solo alle “classiche” buche sull’asfalto, ma anche ad altri tipi di problemi, grandi e (soprattutto) piccoli, che possono essere rilevati in modo efficace e rapido da ogni singolo cittadino, e da questi segnalati con immediatezza ai responsabili (es. scarsa illuminazione, punti pericolosi, ecc.). Niente di nuovo per quanto riguarda la possibilità di effettuare segnalazioni: con modalità “tradizionali” (come una telefonata o una email) la cosa è fattibile da tempo. Tuttavia, grazie ad alcune ottime app per smartphone è possibile rilevare ed inviare in un minuto la propria segnalazione su un qualsiasi problema riscontrato per le strade cittadine, corredata da descrizione, fotografia, e localizzazione. Il tutto poi viene riversato su piattaforme on-line alle quali hanno accesso sia i responsabili dei Comuni (per ricevere le segnalazioni e dare avvio agli interventi) che i cittadini stessi, che possono così verificare e seguire lo stato delle criticità segnalate ed il loro iter di risoluzione.
Segnalo in particolare un paio di ottime piattaforme (web ed app) che in tanti usano a questo scopo: seeclickfix.com ed epart.it (provate a vedere se riportano segnalazioni relative alla vostra città!). Anche se nei comuni medio-piccoli potrebbe essere più immediato fare una telefonata o inviare una email, l’utilizzo anche di moderne piattaforme consente di “controllare” e tenere traccia della presa in carico delle segnalazioni e dell’effettuazione degli interventi di ripristino in qualsiasi momento attraverso internetSi potrebbe obiettare sul fatto che sia giusto o meno che i Comuni paghino per usare tali strumenti per avere le informazioni che i cittadini inviano (gratis).
Il sistema ePart consiste, ad esempio, in un software che viene venduto in abbonamento, con il prezzo che varia in funzione del numero di abitanti della città che ne fa richiesta. A mio parere il gioco vale la candela: si tratta di usare un servizio aggiuntivo per rendere più completa ed efficace la raccolta ed il trattamento delle segnalazioni. Ed in ogni caso, ritengo che sia da salutare con favore la novità introdotta da strumenti di questo tipo, che mettono in sinergia le tecnologie oggi disponibili (web, gps, smarthone, ecc.) per servizi di utilità sociale.
Qualche considerazione
Diversi lettori mi hanno chiesto un parere sul tema. La mia impressione è che poche città oggi, in Italia, possono davvero definirsi “Smart” (nel 2016, in particolare, un importante studio ha collocato Bologna, Milano e Torino davanti a tutte). Non basta installare un centinaio di hot-spot wi-fi in centro città per avere una smart city. Si tratta invece di porre attenzione ad un insieme di fattori che fanno sì non solo che il cittadino (ed il turista o visitatore occasionale) abbiano informazioni veicolate in modo più o meno tecnologico, ma anche che egli non sia mai “abbandonato” dalla città. Ad esempio, che senso avrebbe usare una applicazione molto precisa sul passaggio in tempo reale degli autobus quando poi magari il servizio stesso è scadente? Ed ancora, visto che parliamo di mobilità: avrebbe senso per una città “smart” assistere ad una competizione che mette servizi come UBER contro i taxi, piuttosto che cercare di inserire questi nuovi servizi in modo organico nell’offerta di mobilità urbana a servizio dei cittadini?
Concludendo…
Il tema delle Smart City è complesso ed affascinante, e sarà uno dei principali ambiti di ricerca e sviluppo dei prossimi anni. Le città si distingueranno tra di loro in modo forse anche più marcato rispetto a quanto avviene tra le rispettive nazioni, ed in questo processo saranno sempre più importanti anche l’attività e la partecipazione diretta dei singoli cittadini in merito alle decisioni da prendere ed alle misure da attuare nella loro città. L’uscita vera dalla crisi economica ed il miglioramento delle condizioni di vita di tutti passa anche da qui.
Bandi e finanziamenti pubblici ce ne sono (il primo bando nazionale risale ormai al 2012). E ci sono naturalmente anche bandi europei. Per ottenere i finanziamenti però occorre presentare idee progettuali serie, concrete e fattibili, e soprattutto utili a risolvere problemi reali delle città.
In ogni caso, siamo appena all’inizio di un lungo percorso, che potrebbe portare notevoli miglioramenti nella qualità della vita nelle città grazie a tanti piccoli (ma importanti) interventi ben ragionati. E potrebbe portare soprattutto tanto lavoro, specializzato e diffuso su tutto il territorio nazionale. E’ auspicabile un serio investimento nazionale su questo tipo di interventi, ormai inquadrabili come le vere “grandi opere” dei prossimi anni.